A Roma, c’è una Porta magica da non farsi sfuggire: scopriamo nel dettaglio dove si trova, la sua storia e la leggenda che avvolge questa attrazione suggestiva.
Storia, arte e bellezza sono i capisaldi di Roma, città dal fascino immenso che ogni anno richiama turisti da ogni parte del mondo.
La città eterna è culla di meraviglie da batticuore: dal Colosseo, al Pantheon, alla Basilica di San Pietro, alla Fontana di Trevi e alle piazze suggestive, sono tante le attrazione da visitare almeno una volta nella tua vita.
Oltre alle classiche bellezze, conosciute un po’ da tutti, c’è un’altra meraviglia da scoprire: si tratta della Porta magica della Capitale, collocata in Piazza Vittorio Emanuele. Questo luogo è ricco di fascino e misteri, essendo collegato anche a leggende suggestive (se sei in vacanza a Roma, scopri qui la lista delle tappe da non perdersi).
Tra le bellezze romane da non farsi sfuggire, c’è la Porta magica della città eterna. Conosciuta anche come Porta Alchemica oppure Porta dei Cieli, consiste in un resto di Villa Palombara, nobile residenza di grande impatto, risalente al 17 secolo.
Della villa, su cinque porte, è rimasta integra solo la Porta Magica, arricchita di simboli. La porta si presenta con un portale centrale con sopra un disco con antiche incisioni. Al fianco della porte, ci sono due statue che rappresentano il del dio egizio Bes (qui trovi altri luoghi misteriosi della città eterna).
Detta anche Porta Emertica, la Porta magica è stata costruita tra il 1655 e il 1691 dal marchese Palombara, nella sua villa, situata sul colle Equilino, dove oggi si trova piazza Vittorio Emanuele II.
La porta enigmatica è collocata nei giardini di piazza Vittorio, nei pressi di Villa Palombara, un tempo residenza del marchese Massimiliano Savelli Palombara, grande intellettuale, appassionato di esoterismo, interesse in comune con l’amica Cristina di Svezia.
Secondo la leggenda più diffusa sulla Porta, durante una notte uggiosa del 1680, il medico alchimista Borri si è recato nel giardino della villa, cercando una particolare erba considerata capace di diventare oro. Il giorno seguente, Borri è scomparso: dietro di sé avrebbe lasciato solo una scia di oro puro e dei manoscritti con delle formule riguardanti la pietra filosofale. Palombara ha così deciso di far incidere il contenuto della pergamena sulla porta.
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