Ospite di Pieluigi Diaco a BellaMa’, Nadia Rinaldi parla anche del suo arresto per droga; un periodo buoi che risale a 20 anni fa.
Volto noto del cinema italiano degli anni Novanta, durante i quali ha partecipato a pellicole di successo come Anni ’90 e S.P.Q.R. 2000 e ½ anni fa di Carlo Vanzina, Nadia Rinaldi è uno di personaggi che oggi non si vede più tanto al cinema o tv perché la carriera ha preso il largo nel mondo del teatro (anche se gli appassionati l’hanno ritrovata di recente in alcuni episodi di Suburræterna su Netflix, ndr), del resto la sua formazione è stata con Gigi Proietti uno dei maestri del teatro italiano contemporaneo.
Una vita sulle scene e sul palco, fatta di successi e anche momenti bui. Uno in particolare, l’arresto per possesso di droga avvenuto alla fine proprio degli anni ’90 quando la carriera era sulla cresta dell’onda. Ne ha parlato di recente la stessa Rinaldi ospite di Pierluigi Diaco a BellaMa’ su Rai 2.
“Ho pagato un prezzo troppo alto”, Nadia Rinaldi racconta dell’arresto e della condanna
Nadia Rinaldi l’arresto se lo porta dietro come un sassolino ormai da quasi 25 anni, ma risponde con serenità alla domanda diretta di Diaco che le chiede di tornare a quel periodo della sua vita. Prima dell’arresto fa capire che le droghe erano state una prova, qualcosa da sperimentare per capire; tutto arrivato in un momento di debolezza vissuto alla morte del padre.
Una sindrome dell’abbandono che l’ha portata a fidarsi delle persone sbagliate. In casa sua trovarono 1 kg di droga e l’arrestarono mentre stava tornando a casa, da sempre l’attrice ha affermato di non saperne nulla e che il pacco le era stato consegnato da quello che considerava un amico. Con la stessa lucidità però ha anche sottolineato come abbia sempre trovato giusto l’aver pagato per quell’errore: “Ho sbagliato ed è giusto che abbia pagato“.
La condanna all’epoca fu di un anno e 8 mesi di carcere ed è proprio questa a fare male e a far bruciare ancora la ferita. Ha pagato un prezzo troppo alto, del resto l’accusa era di detenzione di stupefacenti, “La cosa brutta è stato l’arresto, l’isolamento e il trattamento“. Per il resto piega anche come quell’episodio non abbia poi avuto grosse ripercussioni dal punto di vista lavorativo, anche se ammette che il pregiudizio l’abbia ferita molto mentre solo gli addetti ai lavori sono stati con lei più clementi.