L’Italia paga caro le multe inflitte da Bruxelles: il calcolo è di 230mila euro al giorno. In arrivo altre quattro sanzioni
Dalla casse del nostro Paese fuoriescono circa 230mila euro al giorno, una media di 83 milioni all’anno che in un decennio fanno 830 milioni. È il prezzo da pagare per il mancato rispetto delle leggi europee: un buco enorme nelle tasche dei contribuenti e ma anche per la salute. Tante multe, infatti, riguardano l’ambiente ambientale che indistintamente paghiamo tutti.
Sono problemi atavici che ci portiamo dietro da decenni. Come ha ricordato la Corte dei conti nella sua relazione annuale, riguardano le discariche abusive per le quali non abbiamo ancora trovato una soluzione e che finora abbiamo pagato di multa 250 milioni.
Stesso discorso per i depuratori per le acque reflue, assenti in alcuni Comuni, o per le ecoballe in Campania che sono costate 261 milioni di euro. Altri 200 milioni li abbiamo buttati per aver concesso aiuti illegittimi a imprese e enti di formazione in Veneto e in Sardegna: un danno dunque doppio; non solo sono stati dati soldi a chi non poteva prenderli ma abbiamo anche pagato pegno perché li abbiamo elargiti.
Non rispettare le leggi europee e pagare multe salate, però, non è una nostra specialità, anzi. I primi della classe in questa classifica poco edificante, strano ma vero, è il Belgio, ossia nel cuore delle istituzioni Ue.
Secondo l’ultimo rapporto di Bruxelles sull’applicazione della legge Ue nei 27 Stati membri, a fine 2022 il Belgio aveva 114 violazioni accertate, seguite da Spagna e Grecia con 100, Polonia con 98, Repubblica ceca con 94, Portogallo 91 e Bulgaria 90. Ottavo posto per l’Italia 82 procedure aperte ma che nel 2023 sono 74. Un dato che comunque non deve sollevarci vista la natura delle infrazioni, che creano danni alla salute di non poco conto.
Non siamo il Paese con maggiori infrazioni, ma siamo prima nella classifica dei casi più a rischio multa. La sanzione vera e propria scatta dopo due lunghe procedure: la Corte di giustizia, infatti, prima accerta l’inflazione e poi, su proposta della Commissione, stabilisce l’entità. L’Italia ha già 20 procedure aperte che hanno ricevuto condanna, primato che divide con la Grecia.
Secondo il Dipartimento per le politiche europee, a breve almeno quattro procedure sono prossime a sanzioni. Tra queste la questione dei depuratori: cinque agglomerati urbani – uno in Val d’Aosta e quattro in Sicilia – non sono a norma.
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