La chiamano “Valle dei Platani” ed è un luogo da non perdere nel cuore di Roma, un vero e proprio museo a cielo aperto.
E’ uno di quei posti sconosciuto persino agli stessi romani: un vero peccato, considerando che la Valle dei Platani è un museo a cielo aperto nel cuore di Roma. Un monumento realizzato da madre natura, ammirabile nel corso di una passeggiata lasciandosi travolgere dal silenzio e dalla bellezza suggestiva dell’ambiente.
Un’oasi di tranquillità immersa nel caos della Capitale. E’ unica nel suo genere, l’unica isola urbana presente in Occidente costituita da antichi platani orientali. Non ha paragoni dai punti di vista botanico, paesaggistico, ambientale e storico. La sua nascita la si deve ai primi anni del 600, quando il Cardinale Scipione Caffarelli Borghese fece piantare 40 esemplari. Oggi è possibile ammirarne gli 11 sopravvissuti, delimitati da una recinzione per motivi di sicurezza e per tutelare le radici delle piante, che altrimenti sarebbero a rischio sotto il calpestio dei visitatori. Camminarci sopra di frequente, infatti, compatta il suolo: questo rende più difficile il passaggio di aria ed acqua verso l’apparato radicale. Per salvare i platani, inseriti nell’elenco degli Alberi Monumentali d’Italia, sono stati effettuati degli interventi di rigenerazione del suolo, tramite lo scavo di trincee che restituiscano fertilità al terreno. Poi, sono stati potati i platani vicini per migliorare l’esposizione alla luce. A farsi carico di questi lavori è stato lo stesso Comitato che organizzò il concorso ippico di piazza di Siena, in collaborazione con il Dipartimento Tutela Ambientale di Roma Capitale, sostenuti dall’associazione Amici di Villa Borghese. Quest’ultima ha tra l’altro finanziato e commissionato degli studi scientifici portati avanti nell’area.
Valle dei Platani, una fiaba nella realtà di Roma
Ci troviamo nel cuore di Villa Borghese, costruita dallo stesso Cardinale che le ha dato il nome ed ha scelto la piantagione di platani. Oggi, la loro salvaguardia ha anche lo scopo di riprodurre un patrimonio genetico unico nel suo genere. Proprio per questo, dal 2011 è stato avviato un progetto che preserva il genoma antico dei platani nella valle del primo clone di Platanus Orientalis, ricreato dai botanici tramite una tecnica di riproduzione vegetativa che sfrutta parti fisiche delle piante, in questo caso di uno degli 11 platani.
Nel Seicento, quando era agli albori, quella denominata Valle dei Platani era la zona più rustica della villa. Era il “Barco”, chiamata anche “Valle del Graziano“, prendendo il nome dalla famiglia Graziani che possedeva la proprietà dei terreni. Secondo le fonti rinvenute fino a noi, la zona era attraversata da un lungo canale che alimentava una peschiera centrale. Nel tempo, la parte d’acqua venne ampliata fino a formare un laghetto di 160 metri di lunghezza e 27 metri di larghezza, con due isolotti al centro che ospitavano rispettivamente un platano. Erano collegati alla riva con dei ponticelli per le anatre, gli uccelli e i cigni abitanti dell’area.
La Valle dei Platani mantenne questo aspetto fino al XVIII secolo, quando venne poi creato un nuovo specchio d’acqua nei confini di Villa Borghese, nel Giardino del Lago, il quale ebbe come conseguenza il prosciugamento della peschiera precedente. Fu questa mossa ad alterare l’equilibrio della zona, causando la morte della maggior parte dei platani.