Turismo enogastronomico mon amour, è uno dei comparti che rende di più e crea anche nuove figure professionali. Roma tra le città trainanti.
Il settore gastronomico supera i 30 miliardi nel 2023 e si tratta di un dato destinato a crescere soprattutto se la cucina italiana dovesse essere inserita nei patrimoni immateriali dell’Unesco. Il comprato ha ormai creato un vero e proprio settore turistico, segnando un +58% nel 2023 e con 37 punti percentuali in più rispetto solo al 2016. Questo significa che in poco più di 6 anni, il turismo enogastronomico è diventata una delle motivazioni principali del viaggio stesso.
Il buon cibo e la cucina italiana sono di fatto diventati il valore aggiunto per una vacanza nel nostro Paese e Coldiretti sottolinea come proprio la voce legata al cibo sia quella a cui è dedicata la maggior parte del budget per un viaggio in Italia. Secondo l’ultimo rapporto sul turismo enogastronomico in Italia Sicilia, Campania ed Emilia Romagna sono considerate le regioni migliori dal punto di vista enogastronomico, mentre Napoli, Bologna e Roma le migliori città.
Chef, sommelier ma anche anche destination manager e guide gastronomiche, così il comparto crea posti di lavoro
C’erano una volta gli chef, sommelier e poi i meitre e ovviamente i camerieri, gestori di ristoranti e agriturismi. Figure che ci sono ancora e che in alcuni casi si stanno trasformando, come gli chef, in ambasciatori della buona cucina italiana nel mondo.
Ma il settore enogastronomico ha creato negli ultimi anni anche nuove figure professionali che sono sempre più ricercate; da quelli che una volta erano i food blogger e oggi sono food influencer e rientrano nell’ambito della comunicazione e marketing alla guida enogastronomica, passando per il responsabile dell’hospitality delle aziende agricole e vitivinicole e il destination manager.
Il responsabile dell’hospitality si occupa della conduzione e pianificazione di tutti i servizi di accoglienza. Il destination manager si occupa invece della promozione o lancio e rilancio turistico di un territorio. Mentre la guida gastronomica somma le competenze del sommelier con quelle della guida turistica ed ambientale e dell’animatore turistico. Va da sé, quindi, che la formazione diventa fondamentale e una parte dell’indotto creato dall’enogastronomia moderna è data proprio dalla formazione, con la creazione di innumerevoli master post universitari dedicati proprio all’alta specializzazione nel settore.
Di cosa vive il turismo enogastronomico
Non ci sono solo i ristoranti delle grandi città d’arte o gli agriturismi di montagna a dare linfa vitale al settore. Il turista enogastronomico di oggi ricerca particolarità e così si sono riscoperte le sagre e fiere, ma anche i vernissage nelle cantine di produzione dei vini, così come si fa sempre più altra la richiesta di aperture al pubblico di tutte le aziende produttrici come caseifici, fabbriche di cioccolato, ma anche salumifici e frantoi, associando proposte di visite guidate a degustazioni.