Recenti studi condotti da un team di ricerca hanno dimostrato perché i gatti rappresenterebbero un pericolo: “vanno tenuti in casa”, dicono loro, spiegando le motivazioni della loro affermazione.
Sono tra gli animali domestici preferiti dalle famiglie, insieme ai cani: i gatti rappresentano ormai parte della quotidianità di moltissime persone, nonché componenti importanti della propria casa. Per alcuni sono considerati dei veri e propri figli, per altri degli amici inseparabili: l’amore che ne deriva e il legame che permettono di stringere arricchiscono la vita di una persona con emozioni ed affetto senza precedenti. Nonostante vengano amati e coccolati tra le mura domestiche, i gatti restano oggetto di numerosi studi: proprio di recente, un team di ricerca li ha etichettati come “pericolosi“.
Gli esperti hanno osservato gli amabili felini in un contesto ambientale. Erano già stati considerati tra le cento specie aliene più invasive nel mondo, e i risultati ottenuti recentemente non hanno fatto altro che confermare la necessità di tenerli in casa e farli uscire il meno possibile.
Gatti, “sono un pericolo, vanno tenuti in casa”: le nuove scoperte
Gli studiosi hanno osservato le attività di caccia condotte dai gatti al di fuori delle mura domestiche. L’impatto ecologico che hanno è notevole: questo è reso possibile dal fatto che predano un numero molto vasto di specie diverse, tra le quali spiccano delle vittime a rischio di estinzione.
Ad esempio, in Australia i felini hanno portato otto specie animali a scomparire, tre delle quali si sono totalmente estinte, come il corvo delle Hawaii. Secondo l’indagine, arrivano ad uccidere e mangiare oltre 2000 specie: questo conferma la teoria che già li aveva inquadrati come specie aliena invasiva. E’ la dimostrazione che i gatti siano distruttivi.
E’ da ricordare, oltretutto, che il gatto come lo conosciamo noi, quindi addomesticato, amico e convivente dell’uomo, non esiste in natura: il gatto domestico è stato creato dall’uomo partendo dal gatto selvatico già migliaia di anni fa. Negli ultimi 9000 anni è stato diffuso ovunque: questa moltiplicazione ha avuto come conseguenza dei notevoli squilibri ecologici. Lo studio pubblicato su Nature Communications, condotto da un gruppo di scienziati statunitensi dell’Università di Auburn, ha analizzato 530 articoli scientifici e dimostrato l’impatto catastrofico sull’ambiente dei piccoli felini: sono stati documentati attacchi mortali a 2100 specie che spaziano tra uccelli, mammiferi, insetti ed anfibi. Nonostante siano prede più rare, fanno parte delle vittime anche specie più particolari quali tartarughe marine verdi, emù e bovini domestici.
Il pericolo nasce per via del rischio di estinzione di alcune delle specie cacciate e uccise dai gatti. La natura ha già dovuto rinunciare al corvo delle Hawaii, al ratto coniglio dai piedi bianchi e alla quaglia neozelandese. Queste specie estinte erano principalmente abitanti delle Americhe e dell’Australia. Non sappiamo quali specie siano scomparse o siano ad alto rischio in Europa. Inoltre, non sappiamo ancora se siano scomparse del tutto alcune tipologie di insetti: è molto più difficile ritrovare i loro resti negli escrementi dei felini, rispetto ad ossa, peli e piume di animali più grandi.
Gli scienziati lanciano l‘allarme: “non conosciamo un altro mammifero che divori così tante specie diverse”. Stiamo parlando un mangiatore senza freni che attacca tutto ciò che si riveli disponibile. I gatti continuano a portare specie diverse all’estinzione e non c’è possibilità di gestirli: l’ambiente naturale non è attrezzato per proteggersi da un predatore di questo livello. Il primo passo da compiere per aiutare la natura può solo essere quello di tenere in casa il proprio gatto il più a lungo possibile.